Passeggio in una notte di primavera per le stradine del mio paese, il cielo è sereno, non c'è vento, sembra quasi che il mondo intero dorma.
Il cane, mio obbligato amico, mi cammina davanti, annusa, scruta, si sorprende.
Ogni tanto qualche auto illumina il mio viso e mi desta da pensieri che pervadono il mio corpo di un'angoscia che questa sera torna più che mai ad incendiare la mia anima.
Giramenti di testa e una inspiegabile pressione sulla faccia sono solo la cornice di questo mio stato d'animo.
Come al solito la musica sgorga dalle cuffiette e raggiunge il mio nucleo emotivo, sembra che plachi come morfina il mio dolore mentre in realtà lo seppellisce,lo tiene vivo ma sotto la superficie, nascosto.
Cerco di ricordare il modo in cui l'ho scacciato l'ultima volta, la mia memoria però mi gira anch'essa le spalle e mi ritrovo a cercare di addomesticarlo, di addolcirlo con qualche menzogna costruita appositamente, ma la mia coscienza è sveglia e si rende conto subito dell'inganno.
Non riesco a sputare quel sapore amaro che mi riempe la bocca, le parole escono sempre più di rado e quando accade sembrano non avere alcun senso, come la mia esistenza.
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